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Didier Tronchet
Ciclosofia

Il ciclista urbano e' per sua natura un inventore.
La solitudine, in mezzo a una marea di automobili, gli conferisce la sensazione di doversi battere per imporre il proprio universo.

Il suo mezzo di trasporto arciminoritario lo conforta nell'idea che egli vive nell'era gloriosa dei pionieri, che c'e' molto di nuovo da inventare.

E questa pagina bianca nella storia dell'umanita', scritta con i suoi copertoni, e' una bella sfida che egli raccoglie ogni giorno, sollevando la testa, un occhio alla circolazione, per evitare di essere un martire prematuro della scienza.

Ecco perche', signori automobilisti che li insultate, signori agenti che li multate, ecco perche' i ciclisti descrivono ineffabili arabeschi sulla carreggiata, ecco perche' passano con il rosso o salgono sui marciapiedi.

In un organismo urbano in cui sono solo un corpo estraneo, in una citta' ostile, s'inventano un modo di essere che non e' stato previsto per loro.

Tratteggiano nello spazio la minuta di una citta' in bicicletta: tracciano e cancellano.

Le loro evoluzioni sono rimorsi d'artista. Sono tutti presi nel loro atto creativo, nello schizzo febbrile. Non giudicateli adesso, ma quando avranno terminato la prima stesura.

Nell'attesa, smettetela con questi colpi di clacson, fate silenzio e trattenete il respiro come fareste davanti ad un bambino che fa i primi passi in un equilibrio sempre sul punto di infrangersi.

Osservateli con indulgenza commossa.

Cercano, barcollando, un nuovo equilibrio che rimettera' in marcia la citta'.

- da Piccolo Trattato di Cilosofia di Didier Tronchet - Ed. Pratiche Editrice

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