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Piedi che aprono
mani che battono / 4
parti animate, akpe, klomi, bo
- 4.1
E' difficile incontrare due identici telai: ciascun tessitore
se lo adatta a sua misura, così avrà ogni comando
a portata di mano e di piede. Ma il rapporto tra un telaio e
il suo tessitore non è solo strumentale, è molto
più intimo: è un complesso corpo a corpo, perché
il telaio è un corpo di per sé. Proviamo a seguirne
la giornata. Passa la notte da solo, piantato in cortile. Allora
è un dormiente inanimato, uno scheletro nudo, perché
il tessitore lo spoglia ogni sera di tutte le parti animate (nella
foto). Carrucola, pettine e licci, ordito
e tessuto (subbio compreso), se ne vanno avviluppati in un involto
che viene custodito dentro casa. Talmente intimo è il
rapporto i tra i due corpi che, se la parte animata restasse
fuori di notte, sarebbe il tessitore ad ammalarsi!
- 4.2
Al mattino il telaio si risveglia, recuperando le sue parti animate.
L'ordito si stira, fino a più di sette passi di distanza,
dove va a fissarsi a una slitta, che è gravata da una
pietra e funziona come un subbio d'ordito. Infatti, girandosi
il subbio di tela (avokpo), l'ordito avanza da
sé, trascinando la slitta coi suoi fili in tensione.
Perciò qui l'ordito, non è vincolato (assialmente)
ad un subbio ma solo (puntualmente) a una Pietra "akpe"(nella foto)(nota_2)Parimenti, già
s'è visto che i licci non erano vincolati a pedali ma
soltanto a Dischetti (afoke) Nei due casi,
la trasmissione meccanica è ugualmente ancorata a un punto
mobile.
4.3
Dopo avere districato ogni filo dell'ordito con raffinati arpeggi
delle dita, il tessitore si cala nel telaio come dentro a uno
scafandro o un costume. Lui qui non si sente di stare "di
fronte" al telaio, ma di starci proprio "dentro".
E perciò, il fronte del telaio sarà dalla
parte opposta: nella faccia rivolta alla pietra che trattiene
l'ordito. Il tessitore è all'interno di una maschera totale:
del telaio ha assunto la faccia, i piedi e la voce, che ora emetterà
la navetta.
4.4
Prima però, di mettersi al lavoro, la navetta schiarisce
la sua voce invitando la Pietra a avvicinarsi: "Tako-tako,
tako-tako!". Questo incantesimo snida anche gli insetti,
o la sabbia, che a volte si insediano nella cannella. Poi il
tessitore tesse per davvero, finché non deve avvolgere
la tela sul suo unico subbio, che è montato su due travi
detti klomi "tra le ginocchia". Il corpo
del telaio qui si atteggia come lo scultore, che intaglia abitualmente
i suoi legni bloccandoli a terra sotto le ginocchia e ruotandoli
quando gli conviene. (nota_3)
- 4.5
Si potrebbe non uscire dal telaio fino a notte. Lì dentro,
si può anche restarci a mangiare, basta offrire un boccone
al telaio. Se uno è troppo preso dal lavoro, potrebbe
anche orinare senza alzarsi... ma sarebbe una offesa terribile
(oltre tutto, è anche poco igienico). Vietato anche cadere
nel telaio (meglio fermarsi prima, se si è stanchi o magari
ubriachi: si rischiano pure errori nel tessuto). Vietato pure
entrarci, se non ci si è lavati, dopo un rapporto sessuale
(meglio evitare ogni distrazione). Quando si avvia un nuovo tessuto,
è bene fare un brindisi, offrendo al telaio un goccio
di akpetesi, il liquore di palma. Annualmente, gli si
offre una festa (nella foto), con
inviti a parenti ed amici. Insomma, un telaio richiede rispetto:
perché è un'eredità degli antenati, è
un dono divino e, più che uno strumento, è in sé
soggetto sacro (bo).
Luciano Ghersi
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- 2- Perciò ogni tessuto a ordito doppio, invece
che un altro subbio, richiede un'altra pietra (akpe) e
si chiama appunto akpevi: "due pietre". (torna su)
- 3- I montanti di klomi, si piantavano anticamente
in verticale. L'uso di inclinarli in avanti risale al periodo
coloniale, quando fu imposta la tassa sui tessuti. Con la nuova
inclinazione, ci si poteva sfilare più celermente, svuotare
il telaio e sparire, in caso improvvise di ispezioni fiscali.
(torna su)
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