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	Luciano Ghersi, Didattica Tessile Operazione Rete Macro-ricamo collettivo con Disabili. Centro di Diurno di Socializzazione "Istrice" (Scandicci, FI) Vacanze marine 2003 Poiché la Vacanza esclude il Lavoro per definizione, l'Operazione Rete non è assimilabille alle normali Attività di tessitura svolte al Centro nel corso dell'anno. Al contrario delle Attività, che si assegnano a determinati Utenti in determinati orari e spazi di Laboratorio; l'Operazione Rete si svolge in uno spazio anodino, per un lasso di tempo qualsiasi; coinvolgendo chiunque lo desideri. Tra due colonne, si tendono 5 metri di una vecchia rete da pallavolo, ad un altezza accessibile pure chi sieda in carrozzella. Si dispongono sopra un tavolino delle cassette da frutta piene di passamanerie e vari nastri di stoffa recuperati nel Laboratorio di Tessitura del Centro Istrice. A chi domanda "che cos'è", "a cosa serve", si risponde che è una "rete acchiappa-sogni" e che sarà utilizzata come addobbo nella prossima Festa d'Estate del nostro Centro. Il concetto di addobbo è più che familiare agli Utenti. Il nome "acchiappa-sogni" non suscita ulteriori commenti o curiosità. In effetti, risale a certi intrecci magico-rituali della tradizione Indo-americana, qui però non è affatto utilizzato per connotare un setting di Arte-terapia. Qui non si stimola ad esprimere alcunché del proprio sé. Sarebbe, tra l'altro, un intervento abusivo dell'Operatore, assunto come "tecnico di tessitura". Il Filo ha comunque, già in se stesso, un'enorme ricchezza culturale, non fisica soltanto ma pure metafisica: non implica solo concetti logici ma pure simbolici (gestaltici o archetipici che siano). (Nota 1). In pratica, si propone soltanto di inserire dei nastri come fossero dei fili. Si mostrano e si suggeriscono micro-gesti appropriati alle capacità di ciascuno, che poi si sviluppano spontaneamente con la semplice pratica. Due mani si incontrano attraverso la rete e si passano il Filo. Una mano lo lascia, quell'altra lo riprende e lo tira, facendolo scorrere. Se il Filo è troppo teso, nel canovaccio si allargano dei buchi. Se il Filo rientra dallo stesso buco per il quale era uscito, allora si disfa quel che si è fatto... proprio come Penelope. Si può lavorare in coppia o da soli. Si può lavorare con una sola bracciata di nastro o maneggiare il rotolo intero. Si possono tracciare vari percorsi del Filo, con varie procedure di inserimento (a spira, a serpentina, apunto erba eccetera. L'Operazione ricalca certi lavori di Edda Seidl-Reiter (Nota 2). A differenza delle Reti di Edda, installate strategicamente in luoghi pubblici, qui si gioca nello spazio separato di una veranda antistante agli alloggi degli Utenti. A parte gli sporadici interventi di qualche membro del Personale dell'Ostello, i principali artefici qui sono gli Utenti. Questo fare non è inteso come Attività strutturata ma piuttosto come un passatempo che alleggerisce gli intervalli di attesa tra i vari spostamenti di gruppo verso la mensa, la piscina, le uscite. Senza rete, questi tempi di attesa non strutturati, sono l'occasione ideale per insani episodi aggressivi o di isolamento. Varie e ulteriori vitù della Rete sono state più sopra accennate. L'effetto estetico è fuori discussione. 1) "Sarà una esperienza immediata. Da questa, per forza, germogliano pensieri... ma in principio è l'azione, non il logos." Vedi: "Operatori e Operati Sociali", anche in www.hypertextile.net/GHERSI Torna Su 2) "Queste reti non sono pericolose ma catturano tutti. Tutti coloro che passano vengono stimolati a coinvolgersi nella tessitura, a partecipare spontaneamente..." Vedi in : "Viaggio nell'urbano", Grenzgänger, 2000, ISBN: 3-901246-21-5 www.hypertextile.net/tessimilia. Torna Su



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