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PERCHE' NOI SI LAVORA CON GLI DEI

Prendiamo un qualsiasi oggetto moderno, industriale; si sa com'è nato, com'è venuto al mondo: è stato pensato, disegnato, se n'è fatto un prototipo, poi si è messo in produzione e infine sul mercato. Un lavoro condiviso tra moltissime persone, con mansioni diversissime tra loro.
Se invece ci chiediamo com'è nato il più semplice oggetto artigianale, la questione si complica. Ci sono forme millenarie come l'anfora tonda a colletto cilindrico, di cui non si può dire chi l'abbia inventate (1). Tradizionalmente le grandi invenzioni sono considerate doni divini, cioè si attribuiscono agli dei. La famosa "scintilla divina del genio" è una versione più edulcorata di questo mistero creativo.
Umano o divino che sia, il creativo tradizionale non disegnava (2), il "disegno tecnico" è una trovata pienamente rinascimentale (3) : il fascino dei disegni leonardeschi sta proprio nella magica aurora (4) di questo genere grafico.
A un occhio moderno può sembrare normale che l'idea (o la vecchia ispirazione) si manifesti in un disegno prima di tradursi in oggetto reale. Però non è stato sempre così e neppure oggi lo è sempre. (5)
L'idea non è necessarimente un'immagine modello di un possibile reale. Può essere forse più simile a un sogno ma ogni sogno traveste mentre rivela. L'idea ha certamente qualcosa in comune col sogno: l'impulso o spinta libidica.
A questo punto la creazione è cieca (6): essa infatti non vede il risultato ma agisce, come si è detto, d'impulso. Ovvero si lascia trascinare, ma da cosa? Da un dio, si diceva una volta, e se ne invocavano diversi e precisi a seconda dell'arte a cui ci si applicava (per esempio rispettive le Muse, se si trattava di arti apollinee). Per quanto possa apparirci ingenuo questo era un modo di ammettere i limiti del proprio controllo individuale e forse anche di stabilire una alleanza con quell'Altro che è in gioco. Altro naturalmente, dal punto di vista dell'io mentre dal punto di vista di quell'Altro, Tutto è lo Stesso, compreso quest'io.
...

Ma forse l'artigiano tradizionale non ha bisogno di disegni perché di solito copia a memoria i modelli dei suoi maestri o, piuttosto che "modelli", meglio qui dire "le procedure". Può allora interpretare la istituzione di una nuova procedura (cioè una invenzione in cantiere) come un suo nuovo apprendistato sotto il divino maestro, il più antico di tutti: il primo. Questa è solo una ipotesi: non si è ancora studiata abbastanza la psiche degli artigiani quanto invece la psicologia aziendale, forse non c'è interesse di mercato.

NOTE

1 Questa particolare forma di anfora è come un archetipo che si incarna al principio in terracotta, poi in rame, bronzo, ferro, alluminio e plastica. Ha attraversato così, identico a se stesso tutte quante le età della preistoria e storia dell'uomo. Anche se a dire il vere, viene portata quasi sempre dalle donne.
L'archetipo però resta il migliore per tenere l'acqua sepre fresca

2 creativo tradizionale sembra un ossimoro ma ogni tradizione tratta precisamente della creazione, che non è necessariamente unica ma spesso ciclica

3 e italiana, occorre dirlo: da allora siamo, oltre a tutto, anche un popolo di creativi

4 si dice: "c'è una magia in ogni inizio" Leonardo e il Rinascimento sono esplicitamente magici. Solo dopo la si è chiamata scienza.

5 lampada di Bandarawela

6 mentre, di solito, si dicono cieche le forze della reazione. Ad ogni reazione risponde, comunque, una creazione

1997

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