I SASSI DI DAVID
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4.9.97
ISTITUTO DI ARTI PUBBLICHE

I SASSI DI DAVID, cantiere dell'Istituto di Arti Pubbliche, ha concluso il lavoro di quest'anno in vetta al Monte Labro (sud Toscana).
Il lavoro del cantiere è dedicato al genio umano e artistico di David Lazzaretti e delle migliaia di suoi collaboratori che, più di un secolo fa, fecondarono di Arte Pubblica la vetta del Labro e tutta l'area circostante a Monte Amiata.
In una sola giornata di festa e di lavoro (il 14 agosto, anniversario di Davide) è stato così spezzato quell'infame bersaglio militare, che cercò di umiliare una montagna riducendo il suo ambiente a poligono di tiro.

Quelle esercitazioni di artiglieria ebbero però, anche un preciso obiettivo culturale: cannoneggiare la Torre Davidica e gli edifici circostanti che occupavano la vetta. Le attuali rovine testimoniano ancora di un complesso monumentale di valore inestimabile. In particolare, la torre babelica a spirale, edificata completamente in pietra a secco, e che raggiungeva un altezza di 16 metri. E' impossibile riferire la Torre a una concreta tipologia: essa è indubbiamente una creazione originale e spontanea della architettura popolare, che non ha nulla in comune con torri o campanili, frequenti nella zona fin dal medio evo. La storia ufficiale dell'arte fatica ad ammetterlo, ma i mastri rustici di architettura furono pure i creatori della pieve romanica, precedendo così di un qualche secolo l'urbanesimo borghese dei Comuni.
Oltre ai danni ambientali e culturali, la servitù militare interdisse il territorio all'accesso di ogni civile. In particolare, l'accesso fu interdetto ai devoti di Davide Lazzaretti, l'eroe popolare, religioso e politico, il quale fu scomunicato dall'Uffizio Vaticano e poi ucciso, nel 1878, dagli agenti del Regno d'Italia. Sebbene né Davide né i suoi seguaci siano mai stati riconosciuti colpevoli di alcun delitto, questo culto fu sempre considerato un eresia sovversiva. In effetti il profeta, otre ad abrogare il Papato, l'Inferno e la Confessione auricolare, fu animatore di scuole, di mutue e di cooperative, di imprese economiche e artistiche, nelle quali i dirigenti dei due sessi venivano eletti a suffragio universale.
Nonostante la persecuzione, la memoria di Davide ingombra ancor oggi tutta la zona. Fu un martire, e i martiri non si dimenticano facilmente, specialmente se muoiono in una piazza di paese, di fronte a migliaia di persone e con un foltissimo seguito in bizzarri costumi. Inoltre, Davide costruì quella torre in cima alla montagna, insieme a migliaia di seguaci. Anche se la Torre è crollata per due terzi, è ormai la montagna stessa che si chiama col suo nome: Torre di Santo David. La sua vetta isolata è come un faro: è visibile da decine e decine di chilometri. Ancor oggi tutti dicono: alla Torre c'è neve, oppure: Santo David si rannuvola. Il nome Monte Labbro è di uso poco più che catastale.
Il gigantesco cerchio crociato di pietre
(+) usato come bersaglio dagli Artiglieri del Regio (nonché Repubblicano) Esercito, è stato dunque corretto e riciclato nel segno davidiano )+(, una croce affiancata da due C. Le due C segnalano una doppia incarnazione di Cristo: la prima portò al mondo la grazia, la seconda porta la giustizia, così com'è cantato nell'inno davidiano: evviva la Repubblica, Iddio e la Libertà. Come tutti i simboli, anche il simbolo davidiano può reggere infinite altre interpretazioni.. Tra l'altro, un identico segno sarebbe chiaramente visibile in certe foto di U.F.O.
Tornando terra terra, il moderno ideogramma davidiano costruito dal Cantiere, misura 45 metri per 30 ed è stato realizzato in una giornata, con pietre di ogni dimensione. Le pietre più grosse sono state trasportate in barelle da quattro persone. Vale pure la pena di ricordare che questo segno comparì sulla fronte di David dopo una quarantena di digiuno visionario e profetico. La natura della stimmata, ruga o cicatrice, non poté essere identificata dal celebre criminologo Lombroso, il teorico positivista del "Delinquente Nato". Il reperto autoptico del corpus delicti, cioè il cranio di Lazzaretti, era infatti gravemente danneggiato da un proiettile di moschetto. Infatti ancor si dice: lo chiapponno in piena fronte. Naturalmente, la perizia criminologica verteva non sull'omicidio ma sulla follia criminale della vittima. Lazzaretti Davide, visionario, di professione carrettiere, fu classificato come maniaco religioso, insieme con Francesco da Assisi, Gerolamo Savonarola e altre centinaia di casi meno celebri.
Comunque sia, lo stesso segno che, sul corpo di Davide, è stato bersaglio di un'arma da fuoco, ora va a sostituire il segno del bersaglio sulla montagna di Davide. In questo lavoro del Cantiere, il riciclaggio è integrale perché i due segni antitetici siano composti dalle identiche linee: (+) v/s )+(
I lavori del Cantiere di Arte Pubblica sulla montagna, si sono svolti a 1.100 m. di altezza, sullo scosceso pendio di un pascolo arido. In assenza di ogni esplicito atto di culto, questa occasione lavorativa si è anche rivelato un catalizzatore per incontri ravvicinati tra i personaggi più disparati: artisti, studiosi, anziani, bambini e persone cosiddette qualunque. Liberi individui, impegnati e coordinati (per un giorno o per un attimo) nel rozzo gioco di spostare sassetti e pietroni, tra le spine di infernali sveglia-ciechi e un biblico diavolìo di cavallette, tra i larghi fiori delle scarline e al cospetto di orizzonti sconfinati.
Questo stesso prato, più di un secolo fa, fu attraversato da una chilometrica catena umana. Migliaia di fascine di legna passavano di man di mano per raggiungere la vetta. Lassù ardeva infatti una fornace per la calce che intonacò gli edifici della Torre. Questo evento storico è stato rammentato dai seguaci davidiani che hanno visitato l'odierno e ben più modesto Cantiere di Arte Pubblica.
L'Arte Pubblica non è un invenzione dell'omonimo Istituto: l'arte fatta dalla gente - con la gente - per la gente, è antica quanto l'uomo. Quelle migliaia di cocci neolitici del periodo Munsteriano, che si rinvengono intorno alla Torre, sono anch'essi dei reperti di Arte Pubblica. Sarebbe infatti assurdo supporre che i nostri più antichi predecessori abitassero un sito così arido, aspro e ventoso. I cocci preistorici non possono essere avanzi di qualche insediamento domestico, sarebbe inoltre anacronistico supporre la possibilità di un insediamento militare. Semplicemente, i reperti testimoniano che da millenni, il sito è teatro di vari eventi pubblici, artistici e rituali. Purtroppo, dopo la infausta parentesi militare, il sito è pure recentemente, servito da set per lo spot televisivo di quei cioccolatini, che un ignobile autista offre all'aristocratica padrona.
L'Istituto di Arti Pubbliche ringrazia le Autorità sul territorio e la Proprietà del fondo per non essersi opposti ai lavori, ringrazia la Stampa che ha diffuso una corretta e generosa informazione su questo appuntamento volontario, ringrazia i calligrafi di Inchiostro Volante per la loro dimostrazione di Shodo, ringrazia i rappresentanti Giurisdavidici per avere visitato il cantiere e invitato i partecipanti alla Veglia nella Grotta, ringrazia la S.ra Delia Mucci per il suo antichissimo sorriso. Infine si ringrazia la Festa Popolare della Selva che, con il suo elicottero, ha sorvolato la Torre per tutta la giornata del 15 e ha così consentito il Concorso Di Aerofotografia Amatoriale, indetto dall'Istituto di Arti Pubbliche per documentare i lavori del Cantiere, oltre al rapporto sul campo dell'antropologo Galli.
Il Cantiere riapre fra un anno, il 14 agosto 1998, 120° anniversario di Davide, per restauri e migliorie dell'opera. Nel frattempo, chiunque salga alla Torre per governarsi la vista (come si dice), può aggiungere un suo sasso, possibilmente per il verso giusto: quei bei licheni devono guardare verso il cielo. Se invece si continua nel gioco opposto, che è quello di lanciare le pietre giù dalla vetta, la Montagna non crescerà più. E quando l'uomo dimentica la natura, poi la natura dimentica l'uomo.
ISTITUTO DI ARTI PUBBLICHE - 4.9.97



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