Un filo di pensiero
anzi: due
filo di Paolo Marras
ri-filo di Luciano Ghersi

Francesca Rigotti, Il Filo del Pensiero Il Mulino, Milano, 2002
Le parche, penelope, arianna, aracne, Liebniz, Kant, Goethe, Charles Dickens, internet, mitologia e filosofia insieme alla letteratura sono gli argomenti trattati in questo buon libro, con un unico denominatore, la metafora della tessitura e del filo. Un breve excursus nel pensiero dell'uomo lungo l'arco della storia, visto attraverso gli occhi del tessitore/trice. Ti mando alcuni stralci del libro:

La vita, si dice è sospesa a un filo. Dipendiamo dagli eventi. Ma è abbastanza evidente che il verbo di-pendere rimanda all'idea di pendere da un filo, cosi come di pendere in quanto dipendere. Ed è sorprendente, quanto spesso la metafora sui fili e la tessitura sia stata utilizzata per allacciarsi al significato del destino dell'uomo. I riferimenti sono numerosi, e si possono trovare ovunque, nella Bibbia come negli antichi testi dell'India, ma è la mitologia in generale a regalarci le storie più suggestive, sia essa quella greca oppure quella appartenente ai vari popoli della terra."

Dipendono gli uomini dai fili intessuti e dai fili retti dall'alto dagli dei. Infatti, il filo del destino lo hanno filato e lo reggono gli dei, spiega Odisseo a Teresia; gli dei che "rovina filarono agli uomini" gli dei che talvolta "anche ai sovrani filarono gemiti", "o che per i mortali infelici questo filarono: vivere nell'amarezza; ed essi invece sono senza pene". Anche la Bibbia conosce l'idea del filo legato alla vita e al destino: come un tessitore, esclama Ezechia rivolto al Signore, "hai rotolato la mia vita per recidermi dalla trama".

Il filo del destino alla quale siamo tutti quanti inevitabilmente legati, nella tradizionale mitologia greca è dominato dalle "Parche" o "Moire", cosi come testimoniano anche i loro nomi; Lachesi (da lancano "toccare - avere in sorte") o colei che assegna le sorti alla nascita: Cloto (da klotho, "filare, torcere il filo") colei che fila i destini umani; Atropo (da A privativo e trepo "girare, voltare") colei che rende impossibile tornare indietro. Le Moire filano i giorni della nostra vita e la lunghezza del filo dipende esclusivamente da loro: nemmeno Zeus può modificarla.

Paolo Marras, giugno 2002


Caro Paolo,
hai ragione, è davvero un bel libro. Ha inoltre, uno stile piano e comprensibile e certe figure che mi sembrano inedite, tra cui una Annunciazione dell'Angelo attraverso il telaio. Infine, qui si ricorda più volte "Il Nodo e il Chiodo", un altro libro "tessile", notevole ma piuttosto inavvertito scritto da Adriano Sofri ancora in libertà. Chi ha 10 Euro, dunque li investa nell'acquisto del libro dela Rigotti, nel quale troverà citazioni (da Platone fino a Wittgenstein e oltre) utilissime, per far rispettare la tessitura ai veri ignoranti (voglio dire: a persone "studiate", in pariticolare a pittori, critici d'arte e vari curatori).
Però questo libro non è un
"excursus nel pensiero dell'uomo lungo l'arco della storia", come hai scritto tu. Qui si parla soltanto di Europa e di storia Europea. E' già qualcosa e già più di qualcosa. Ma poi la Rigotti ripropone il patronato di Athena e condanna la povera Arachne come temeraria, perché volle, da umana, competere con il sovrumano e così, fu giustamente castigata. Io però sono d'accordo con la tradizione riferita da Ovidio nelle sue Metamorfosi. E ora devo citarmi un po' addosso,
dalla conclusione di "Piedi che aprono Mani che battono"
http://www.hypertextile.net/ghersi/afro/piedich5htm
"Certamente però, fin dall'inizio, un'umana qualsiasi, Aracne, tesseva assai meglio di Athena. Tant'è vero che la femmina olimpica (Athena) straccia per invidia la tela di Aracne e la trasforma crudelmente in un ragno. Dietro alla classica "Invidia Divina", qui si allude a un tipico episodio di "pulizia mitica": Aracne è uno spirito Mediterraneo, che fu detronizzato durante l'invasione religiosa degli Olimpî. Di fronte ai nuovi dèi, dal volto umanizzato, l'aspetto animale degli antichi apparve improvvisamente mostruoso. Prevalse il filo del discorso di Athena, così umana e ragionevole, tutta lingua bene-detta, sfilata in diretta dal cranio di Zeus. Tanto logico, il Logos! Dopo insuccessi secolari del Logos, non è forse più logico rianimare quel filo, che sbuca dal ventre animale di Aracne? Aracne, che dondola e tesse leggera, al ritmo delle otto zampine. Pure l'umano tessitore è sospeso e dipende da quel filo, che lui stesso secerne e governa. Tra le zampe del telaio, al ritmo degli arti duplicati. Figura alquanto bestiale e grottesca ma fedele allo Spirito dell'arte più leggera:
colui che danza, ama sempre le maschere
e in maschera, è colui che danza sempre"
.

Ma chi è questo "Colui che danza sempre?" E' facile dargli almeno un paio di nomi. Nel libro della Rigotti (parafrasando Ovidio nelle "Metamorfosi") si nota che il tessuto di Athena è incorniciato da fronde di olivo, perché questa è la pianta consacrata alla dea. Il tessuto di Aracne è invece incorniciato da fronde di edera. Qui la Rigotti purtroppo, si distrae a spiegarci che ogni tessuto deve avere una cornice. E' un concetto piuttosto discutibile: da sempre ogni tessuto è WWW (World Wide Web: ragnatela ampia come il mondo). Ma volendo limitarci alla cornice, occorrerebbe pure far notare che, se l'olivo è la pianta di Athena, l'edera invece, è consacrata a Diòniso. Ovidio è un classico: non inventa quasi nulla ma ricicla dalla tradizione. All'epoca, lo sapevano tutti: che Edera era di Diòniso. perciò, chi ci canta Athena+Olivo e/o Arachne+Edera, qui ci significa espressamente un legame di Arachne con Diòniso. Dunque, il noto fattaccio di Arachne, non è una faccenda filosofica tra finito e infinito, tra mortale e immortale, tra uomini e dèi. Sotto sotto, è una rissa archetipica, tutta divina.

A parte l'eccezione di Nietzsche, non si scrive volentieri di Diòniso: per lo piu é considerato un ubriacone, eppure è dio anche lui. Non abita in Olimpo, per quanto il mito poi lo recuperi facendolo nascere della coscia di Zeus, il capofamiglia degli dei nell'Olimpo.
La mitologia greca (e ancor più la tragedia, che si rivolge in teatro a tutto il popolo) ha il pregio di esternare i conflitti culturali invece di occultarli. Tntanto, ci racconta che Athena è nata dalla testadi Zeus, mentre che Diòniso è nato dalla coscia. Questo è già un primo un primo passo o pensiero: la differenza fra quei due tessuti sta già tutta qui: dalla testa ci viene il pensiero, dalla coscia viene il passo, di danza o cammino... che può arrivare al nomade di Chatwin, alla impronta del piede di Buddha, al ritmo del piede poetico eccetera.
Il mito non può essere univoco e perciò racconta pure che questo stesso Diòniso, oltre che nato dalla coscia di Zeus, arrivò nella Grecia dall'India, sopra un carro trainato da tigri (animali indianissimi) e con un seguito di gente invasata: gente fuori di sé che suonava, ballava e faceva di peggio.
Allora, come è andata la Storia? Per farla breve, certi popoli Iranici (più noti come Ariani), grazie ai loro carri da guerra e alle loro frecce di ferro, invasero l'India, dove, piuttosto che ballare, suonare eccetera, importarono una seria società patriarcale assieme ai suoi culti e ai suoi miti. Poi si rivolsero ad Occidente e così importarono in Grecia lo stesso sistema, insieme coi suoi dei patriarcali. Gli misero su casa in Monte Olimpo: la residenza classica, da allora, di Zeus e famiglia. Quegli Ariani portarono in Grecia la civiltà? Certamente, ci portarono una certa civiltà ma (anche loro) non ci avevano scoperti: ci avevano soltanto conquistati... Infatti, all'epoca di queste migrazioni, sia la Grecia che l'India, non erano affatto disabitate ma già bene abitate e civilizzate da altri popoli. Questi popoli non erano Ariani ma Dravidici (qui non è tanto questione di razza quanto di cultura). Sono famosi in India i resti delle loro città in Harappa e Mohenjo Daro, nel Mediterraneo quelli di Creta. Gli invasori riscrivono sempre la storia, allora gli Ariani riscrissero il mito. Il dio toro di Creta diventò un mostro: il bestiale Minotauro, che viene sconfitto da Téseo, un eroe che arriva da Atene, il nuovo centro degli Ariani in Europa. Téseo viene aiutato da Arianna (o Ariadne) che non è per nulla Ariana: infatti è sorella del toro Dravidico. Ariadne, che ha fatto il filo all'eroe, poi parte con lui. Téseo però l'abbandona su un'isola, perché non è donna presentabile in patria. Lì su quell'isola, chi viene a salvarla? Proprio Diòniso (Dravidico anche lui), appena arrivato dall'India, dove però lo chiamavano Shiva...e dove lo chiamano ancora così ai nostri giorni. Gli Indiani, si sa, sono molto attaccati alle Tradizioni che però, se vitali, vengono sempre rimaneggiate. Così Shiva-Diòniso fu anche lì imparentato alla meglio con Brahma (modello originale di Zeus), dopo la famosa invasione degli Ariani. Nonostante la nobilitazione però, questo Shiva è sempre rimasto un dio un po' coatto: siede ancora su una pelle di tigre e ha in testa la luna. Perciò è adorato da eremiti lunatici ... e persino drogati ma solo di Cannabis (Indica). Non è ossessionato dal risparmio del seme, che invece raccomanda l'etica di Brahma: lui feconda tutta la natura. Anche se è viene chiamato "Distruttore" da brahmani e manuali di mitologia, Shiva sarebbe piuttosto "Procreatore" della Natura increata de eterna. Insomma: è un eterno cazzone, venerato (anche in Creta) nel suo ovvio aspetto di toro. Non è un dio per guerrieri e per nobili, che hanno mente la purezza del sangue e loro questioni di eredità.
Diòniso-Shiva è un dio da contadini, gente che ha in mente la fertilità di terra e bestiame. Gente ignorante, senza scribi o sacerdoti, mantenuti per scrivere o memorizzare testi canonici. Tutt'al più qualche artigiano, che gli può scalpellare nella pietra figure di toro o di asino (parimenti cazzuto), tralci di edera, grappoli d'uva, altra natura lussureggiante. Poi verranno gli storici dell'arte a scambiarli per presepi o altri simboli cristiani... ma pure in Occidente Shiva-Diòniso, in vari aspetti, fu sempre venerato dal popolo, persino nelle chiese, sotto la crosta del cattolicesimo. Resta viva qualche traccia in qualche carnevale.
Per tornare al telaio per tessere (perché si era partiti proprio da lì), Shiva è soprattutto il Re della Danza (Nata Raja): la sua erotica danza costituisce l'universo. Perciò non si manifesta ai devoti con il Verbo, cioè con oracoli o sacre scritture ma li possiede inducendoli a ballare. Diòniso fa esattamente lo stesso. Si può dunque concludere (per il momento...) che Athena è il pensiero del tessere ma Arachne ne è il ritmo.
E' tutta un'altra storia.
E' tutta un'altra musica.

Luciano Ghersi, luglio 2002


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