TESSIMILIA = tessitura a mano + ARTI TESSILI et SIMILIA
Seminario sulla tintura naturale con
l'indaco ed il guado (Isatis Tinctoria), al museo del tessuto
di Prato.Prato, 7 luglio 2001. Si è
conclusa la serie di incontri sulla tintura naturale, organizzata
dal museo del tessuto assieme alla ditta PAI e all' Associazione
Tintura Naturale di Milano.
Al mattino, nella sede del museo, Stefano Panconesi e Rosella
Cilano hanno parlato delle tradizioni tintorie dell' isatis tinctoria
e delle indigofere. Dopo alcuni accenni storici hanno spiegato
le complesse tecniche elaborate nei secoli al fine di estrarre
la materia colorante, conservarla e di applicarla alle fibre tessili.
Hanno informato i presenti anche riguardo i recenti sviluppi della
tradizione del blu in Europa. Pianta dimenticata e presente solo
come erba spontanea, l'Isatis Tinctoria adesso è coltivata
in esperimenti pilota, finaziati dalla comunità europea.
A Borgo S. Sepolcro si è tenuto a maggio un convegno sul
tema, una mostra-mercato e si sono avviate coltivazioni. Sul territorio,
è stato ricordato, una volta erano fiorenti le attività
dei tintori: la stessa "Madonna del parto", l'opera
celebrata di Piero della Francesca, aveva il manto dipinto con
il guado.
Si trattava di una tecnica laboriosa e complessa, che richiedeva
notevole esperienza. La materia colorante, non solubile in acqua,
viene resa disponibile alla tintura grazie a vari metodi che ne
determinano la fermentazione e la successiva capacità di
fissarsi sulla superficie delle fibre attraverso dei processi
di ossidazione.
Con il tempo sono state studiate tecniche più rapide e
facilmente eseguibili, che però si affidano alla chimica:
la riduzione della materia colorante è ottenuta tramite
una miscela di soda caustica e idrosolfito, due sostanze tossiche.
Oppure con un procedimento ancora più rapido (e tossico)
tramite l'acido solforico.
Dopo una breve ed allegra pausa pranzo (ci siamo ritrovati a mangiare
ottime pizze ripiene in un barretto del centro) siamo andati in
un locale all'aperto per la dimostrazione pratica.
Ben presto abbiamo capito questa scelta: orrendi odoracci hanno
invaso l'aria, mentre Rosella Cilano prudentemente indossava una
mascherina e mescolava la soluzione di estratto con acqua e idrosolfito.
(vedi immagine in alto). Poi ha posto il composto a riscaldare,
mentre Panconesi controllava la temperatura. 
In un bagno giallastro ( vedi immagine di fianco) sono state immerse
le matasse per una mezz'oretta e poi sono state poste ad ossidare:
da giallo-verdastre in breve sono diventate blu. Le prove sono
state su fibre
diverse: canapa, lino greggio, ciniglia
di cotone, seta e lana. Dopo circa tre ore abbiamo potuto verificare
e confrontare la bellezza delle tinture con Isatis e con Indigo,
l'intensità dei colori ottenuti.
Abbiamo ammirato, ma tutti hanno convenuto che non vale la pena
rischiare la salute e le matasse di filato (abbiamo visto disintegrarsi
una matassina di lana, letteralmente corrosa dall'acido...) Difatti,
al museo, abbiamo acquistato radici di robbia, corteccia di campeggio
e cocciniglia, ma nessuno si è avventurato a comprare la
bella polverina blu. Lucia Nesi, probabilmente, è l'unica
che ha il coraggio!
Eva Basile