Nacqui senza camicia
e senza cravatta nel 1952. Il primo mio ritratto con cravatta
risale al 1959, è una foto ufficiale di prima Comunione.
Avevo sette anni, e perciò mi iniziavo all'età della
ragione secondo la Chiesa. Però già da un anno prima,
lo Stato mi aveva arruolato nella Scuola. Qui portavo un cravattino
blu al collare di dura celluloide, ma quella non era una vera
cravatta. Era un misero fiocco ricucito, da attaccare al bottone
automatico. Nel 1964, verso la fine della Scuola dell'Obbligo,
fui promosso ai pantaloni lunghi, inverno o estate che fosse.
Allora non sapevo rinunciare, nemmeno mai per un giorno di scuola,
alla cravatta e a sua sorella giacca.
Durai così per tutto il
mio Ginnasio ma dal 1968 in poi, mi sarei fatto cacciare dal più
classico liceo genovese, piuttosto che appiccarmi una cravatta.
Nel 1975, al momento di ricevere una Laurea, ero privo di cravatta.
Allora del resto, anche loro, i Docenti, si presentarono privi
di alloro. Nel 1977 uscii dalla filosofia accademica per entrare
nell'arte della tessitura. Allora mi trovai a riguardare le cravatte,
specialmente quelle che mi mostrava Paul Onteniente, le aveva
progettate e tessute lui stesso per Dior e per YSL. Nonostante
ciò, per l'uso personale assai sporadico, preferivo annodarmi,
a mo' di cravatta, fasce etniche meso-americane. Per le questioni
ufficiali o legali, usavo però una mia cravatta autentica.
La ebbi nel 1979, per la classica sciocchezza, a quel mercatino
della ricettazione, che anticamente aveva sede sui muriccioli
di Porta Soprana, là dove c'è la improbabile Casa
di colui che scoprì le improbabili Indie).
Nel 1983, Bruno Munari, mi suggerì di tessere le Cravatte Murali.
Queste opere tessute però non facevano il nodo: funzionavano
da versioni moderne (più astratte e più strette)
del classico arazzo entre-fenêtre. Munari pensò le
Cravatte Murali inseribili nei mini-appartamenti ma per lo più,
esse finirono in Piazza di Spagna, nel grande spazio di Simon
(poi SimonGavina, insomma Dino Gavina).
Nel 1987 montavo a pelo il mio cavallino (cioè senza staffe),
nondimeno mi comprai alle Cascine una cravatta disegnata tutta
a staffe. Nel 1992 mi comprai altre tre cravatte a Porta Portese
(al prezzo di due). Così possedevo in totale cinque vere
cravatte, seppure tutte di secondo collo.
Nel 1997, feci una lecture agli universitari indiani sulla
mia Cravatta da Torre (8,50 mt.), la esposi al
Gandhi Museum di Madurai, la installai sulla torre del tempio di Gingee
e poi sulle fortificazioni medievali di Roccalbegna Queste torri
avevano un collo troppo largo, sicché neppure qui riusciva
il nodo (nei portici di Viadana però ce l'ho fatta).
Nel 1998, ho tessuto la PentaCravatta per Antonella e Fabrizio Boggiano e così
sono rimasto senza più le mie (sempre cinque) cravatte
personali. Quest'opera, volendo, la si potrebbe pure annodare,
ma siccome è tramata in
fil di ferro, poi bisogna ogni volta portarla da un fabbro
per farla stirare. Nel 1999, ho visitato a la Spezia la mostra
Nodi d'Artista, che appunto, esponeva la Collezione Boggiano
"Cravatte d'Artista"*. C'erano esposte centinaia
di cravatte, para-cravatte e pseudo-cravatte, tutte (ovviamente)
di artista, tutte insieme ma (ovviamente) isolate.
Non
so mai resistere alla tentazione di tessere insieme le cose e
così, mentre sbagliavo treno
e meditavo in sala d'aspetto, mi venne questa idea di
StraCravatta, che implica il dono e il sacrificio di migliaia di
cravatte.
*Catalogo: NON CAPOVOLGERE n° 13
StraCravatta a Colletta (opera collettiva)
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