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La tessitura Sarda, in pratica e in museo

Rapporto marginale a: Incontri Tessili in Sardegna , Samugheo 2003

Il telaio Sardo tradizionale monta 2 o 4 licci. Quando monta 4 licci, ha questa differenza rispetto al telaio rurale del contine: non ci sono carrucole o bilanceri che colleghino insieme tutti i licci. Manca cioè, quel sistema unitario che, alzando un liccio, abbassa gli alti tre. Paul Scheuermeier (Nota 1) rilevò dei telai a sistema di licci "continentale" in Sant'Antioco, ma si tratta di un territorio soggetto anticamente ai Genovesi: tanto che ne conserva la lingua ancor oggi. Perciò on è strano che, insieme con la lingua di Genova, si importasse la sua tessitura. In tutto il resto della Sardegna, i licci formano due coppie indipendenti, ciascuna delle quali risponde a una sua rispettiva coppia di pedali.
Pure il telaio dell'Africa Occidentale (afro-telaio) monta 4 licci in due coppie indipendenti (Nota 2)
. Le due coppie di licci sono esclusive: l'afro-telaio ha una sola carrucola dove il tessitore attacca l'una o l'altra coppia, "calzandone" il paio rispettivo di attacchi infradito ("Afoke" in lingua Ewe). Ciascuna delle due coppie di licci imbriglia a suo modo tutti quanti fili dell'ordito, nella prima sono rimessi a tela (1/2), nella seconda a reps (111/222). Invece, nei telai della Sardegna, si trova una normale pedaliera a 4 leve, simile a quella rustiica-continentale. La differenza Sarda è che, premendo un solo pedale, si aprono soltanto i fili infilati in una coppia di licci, mentre quelli infilati nell'altra restano immobili al centro del passo. Questi ultimi fili corrispondono, in termini geometrici, alla bisettrice dell'angolo che si crea divaricando l'ordito. Nell'afro-telaio si crea a bella posta questa "bisettrice" aggiungendo un ordito supplementare. I suoi fili non sono infilati in alcun liccio ma soltanto nel pettine, perciò non si muovono mai ma restano uniti al centro del passo. La ragione di questo espediente è che quando la spola gli passa sopra, la trama compare al di sotto dela tela (e viceversa, quando passa di sotto). Con questa trovata geniale, gli artisti tessili del popolo Ewe strutturano le figure complesse della tecnica "Kpevi" (che letteralmente significa "due pietre" perché gli orditi non stano avvolti attorno a un subbio ma rimangono tesi e ancorati ad una pietra; perciò nel doppio ordito si usano due pietre (Nota 3).

Tornando in Sardegna, è molto improbabile che l'artista popolare qui non non abbia mai provato a lanciare la spola sotto e sopra ai suoi fili di ordito che restano immobili al centro del passo. Allora, può darsi che stia proprio qui, l'origine di certi intrecci e di certe figure tradizionali. E' altresì molto improbabile che l'artista popolare non abbia mai provato a selezionare, con stecche o con liccetti, certi fili dell'ordito per comporre più agevolmente le figure complesse che caratterizzano la sua tradizione. Queste figure oggi vengono eseguite contando e scalando a ogni passo della trama. Ma fu sempre così?
Oscura è la storia della tessitura e, spesso, è travisata da "rinascite", guidate da persone di cultura aristocratica o borghese. In Svezia, ad esempio, la tessitura popolare "rinacque" grazie a un nazionalismo romantico, con l'istituzione di scuole statali, provviste di telai "più moderni" ma piuttosto diversi dai telai tradizionali. I tessuti e i disegni sembrano simili, ciò che cambia totalmente è il processo ideativo-esecutivo: la grammatica è simile, diversa è la pratica... che, proverbialmente, vale di più. Infatti, che sia tessile o pittorico, il segno artistico è traccia del gesto (Nota 4)
, prima che esprima simboli o intuizioni intellettuali. Le arti popolari specialmente, sono più costruttive che espressive. Non potrebbero essere altrimenti, dato che queste arti sono trasmesse ed apprese con l'esempio del maestro che lavora... mai con testi o lezioni teoriche su canoni estetico-compositivi e su repertori iconografici!
Oscura è la storia della tessitura: di norma, gli Esperti redigono cataloghi sulla base di astratte e imprecise classificazioni. Non fa eccezione la Sardegna: qui si scrive di telai con un numero incredibile di licci (fino a 21!) ma in realtà, non ce n'è mai più di 4 (Nota 5)
. Gli Esperti, nel migliore dei casi, osservano pure con la lente, contano fili e disegnano schemi ma sono soprattutto teorici, non pratici, di tessiture tradizionali.

Le mie precedenti ipotesi (quella del passo alternato sopra-sotto l'ordito e quella di stecche o liccetti) sono puramente comparative con la tessitura di varie altre culture. In sostanza, mi chiedo perché mai, fra tanti altri popoli del mondo, solo i Sardi (o meglio: le Sarde) non avrebbero scoperto, anche loro, analoghi espedienti costruttivi? Perché mai, il popolo Sardo soltanto, sarebbe sprovvisto di altrettanta logica esperienza, non assistito da pari influenze ancestrali? (Nota 6)
Non é una mera ipotesi, ma un dato fattuale, l'attacco sardo dei quattro pedali in due sistemi (coppie) indipendenti. E' un dato tecnico, indubbiamente, però appunto condiziona tutte quante le figure che si possono (o no) manifestare nell'aspetto finale del tessuto. Esattamente come, ogni lingua (il Sardo, l'Italiano...) condiziona ogni possibile discorso manifestabile nella sua struttura. Ciò nondimeno, ma grazie proprio a determinate strutture, si possono comporre poesie o manufatti d'arte tessile: i testi e i tessuti creativi.
L'Esperto può anche riprodurre e tradurre in miniatura ogni figura e armatura Sarda tradizionale con il telaino per campionature (... tanto caro alla italica didattica). Se l'Esperto conosce il telaio a controcalcola (Svedese), potrà anche replicare il tessuto in scala reale. Purtroppo, perderà per queste strade, qualsiasi ritmo compositivo. Se il segno (anche tessile) è traccia del gesto, la sequenza dei gesti di chi tesse ha un ritmo gestuale. I passi di chi tesse, pestando sui pedali, obbediscono a un ritmo: esattamente come i passi di chi danza. Nelle culture tradizionali "tutto si tiene", dalla metafisica fino ai più umili gesti quotidiani. Appare ragionevole l'ipotesi che esista una stretta analogia tra la danza sui pedali del telaio Sardo, il ballo Sardo e i concetti più astratti di filosofia popolare dei Sardi.

Personalmente, non sono iniziato al ballo dei Sardi né ai passi del loro telaio. I Sardi, mi hanno solo insegnato il telaio verticale da tappeti, è più antico ma non muove né piedi né pedali. In compenso, i tessitori Ewe del Ghana mi hanno insegnato a tessere con il loro peculiare telaio, che ha (come il Sardo) due coppie indipendenti di pedali. Mi hanno impressionato le troppe analogie tra la Dialettica del popolo Ewe e la sua tessitura. La logica Ewe si muove sui concetti binari di gemelli e maschio/femmina, la tessitura Ewe considera e calcola e esclusivamente sul doppio. Il filo è, per gli Ewe, sempre duplice (sia in trama che in ordito), anche il suo andare e venire contano sempre per 1. Ciascun gesto è, in sostanza, sempre ambidestro, e si duplica/scinde nel battere/levare della musica, del cuore e del respiro.
Forse, ai prossimi "Incontri Tessili" di Samugheo, tutto ciò si potrà percepire e approfondire concretamente, grazie al gemellaggio tra questo Comune e quello di Klikor, nel Ghana: due capitali tessili a confronto, diverse razze, culture e tradizioni, affratellate dalla lingua, dal ritmo, che batte nei telai da tessitura.



Note
(1) Paul Scheuermeier, "Il lavoro dei contadini, cultura materiale e artigianato rurale in Italia...", ed. Longanesi.
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(2)
"Piedi che aprono, mani che battono, il tessuto secondo gli Ewe"
Jacquard 47/2001. testo integrale >
www.hypertextile.net/GHERSI/afro/piedich1.htm
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(3)
Sulla tecnica "Kpevi", vedi alla pagina:
www.hypertextile.net/afevo/kpevi.htm in "AFEVO Home HandWeave of the Ewe".
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(4)
Vedi: "L'Essere e il Tessere"

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(5)
L'errore si basa su un equivoco linguistico: "mustra a ùndighi litzos" (a 11 licci), significa invece: "opera in 11 trame lanciate".
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(6)
La foto (non ufficiale) di un tessuto operato del
MURAT offre una prima conferma della presenza di "canne/liccetti". In assenza di questi, un errore di opera non si sarebbe mai ripetuto su tutta la linea (evidenziato dalle frecce).
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