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Contadine Didattiche (BO)



bozzetto e abito di Ilaria Monari e Enrica Iapella, tessuti di Paola Dotti e Susanna Guernelli

La mostra che qui si documenta è il risultato di un'esperienza didattica complessa e articolata, alla quale hanno partecipato nove tessitrici dell'area emiliana e ventisei studentesse l'Accademia di belle Arti di Bologna coordinate dalla prof.ssa Luisa Zurla. L'obiettivo era la creazione di una serie di abiti femminili, ispirati ai manufatti del vecchio mondo contadino della nostra regione, a partire da tessuti artigianali.
L'idea portante ­ che è sembrata poter giustificare le difficoltà dell'impresa e aiutare a superarne i non piccoli ostacoli ­ va sottolineata con forza. Si trattava di dar vita a un esperimento abbastanza audace, che vedesse avverarsi una sorta di incontro tra il passato e il presente, tra la stabile e solidissima costanza di una tradizione com'era quella agricola locale e il fantasioso manifestarsi di una spontanea urgenza di invenzione presso giovani costumiste e tessitrici odierne.
Le opere da realizzare, gli abiti e gli accessori in materiale tessile, dovevano essere in grado di rappresentare, pur in un linguaggio moderno e liberamente creativo, e dunque reinterpretandoli secondo gusti e sensibilità attuali, temi e usanze della tradizione contadina, ponendo cosí a contatto riferimenti e richiami storici e antropologici con la dimensione progettuale di tipo artistico. E va precisato che non solo abiti veri e propri, ma anche attitudini, riti, feste, decorazioni, figure, simboli, oggetti e utensili dell'universo contadino (dunque ancora "abiti", ma nel senso piú ampio e però piú profondo del termine) dovevano fornire materia di analisi e di ispirazione per lo sviluppo tematico delle creazioni in mostra.

Allo scopo di preparare al meglio l'operazione, si è proceduto ad eseguire una ricerca di carattere iconografico e documentario sull'abito nella civiltà contadina, e ovviamente anche sul contesto piú generale di civiltà in cui l'abito si colloca, una ricerca tesa a fornire un regesto di fonti e argomenti di riflessione. In particolare l'indagine ha cercato di rendere il piú possibile evidenti quali fossero le tipologie tessili, le armature e gli intrecci, che le tessitrici di campagna usavano, ma anche quali erano i filati per l'ordito e per la trama, e quale la gamma di colori che veniva impiegata. Abbiamo perciò esaminato quanti e soprattutto quali erano i singoli pezzi che componevano l'intero abito, a partire dall'uso "obbligato" del fazzoletto da testa e del grembiule, sempre presenti nell'abbigliamento quotidiano delle contadine (quasi si trattasse di testimoniare, anche in sede allusiva, una laboriosità intrinseca a un certo ruolo sociale).
La confezione degli abiti di campagna è stata poi confrontata con quella degli abiti di città e si è anche cercato di capire quanto la moda urbana potesse influire, almeno in determinate circostanze, sui piccoli cambiamenti che via via venivano apportati (pur con tutta la prudenza che il contesto imponeva) alle usanze campagnole. Infine, si è trattato di analizzare con attenzione il rapporto tra le varie tipologie d'abbigliamento e le relative "occasioni" di utilizzo: dunque, ad esempio, di sottolineare le differenze tra l'abito da lavoro e quello per la festa o per il matrimonio.

A livello operativo, le tessitrici hanno inizialmente prodotto una vasta campionatura, realizzando tessuti con i "classici" filati delle nostre campagne (la canapa, il cotone, la lana di pecora) ma anche servendosi ­ soprattutto alcune di loro ­ di materiali "originali", per cosí dire anomali rispetto alle usanze tessili del mondo contadino e pur tuttavia a quel mondo correlati in quanto facenti parte del suo orizzonte produttivo, come ad esempio spaghi e corde di vario genere, raffia, foglie di granoturco, saggina, paglia e altri elementi vegetali. In seguito, a seconda del bozzetto al quale il tessuto era stato abbinato, in accordo con le costumiste, le tessitrici hanno realizzato pezze di vari metraggi utilizzando telai artigianali. Nel frattempo le costumiste hanno disegnato i bozzetti, talvolta dal tratto accurato e minuzioso e talaltra anche molto estemporanei.
Il risultato sono i quattordici abiti e i diversi accessori che (insieme ai bozzetti e ai disegni preparatori) si possono vedere nella mostra, la quale ­ se non potrà certo pretendere di riavvicinare il pubblico a condizioni trascorse e talora rimpiante della vita delle nostre campagne ­ riuscirà almeno a contribuire, pur nel suo piccolo, a riattualizzarne il significato in una dimensione di estrosa creatività.

Monica Montan

L'ELEGANZA DELLE CONTADINE
LE CREAZIONI E I RIFERIMENTI DI UNA ESPERIENZA DIDATTICA

MOSTRA
a cura di Monica Montan

Villa Smeraldi Museo della civiltà contadina
via Marina 35
400100 Bentivoglio (Bo)
da lun a sab mattina
mar giov sab fest pomeriggio
fino al 16 novembre 2003
musei
  provincia.bologna.it


Laura Pucciarini

Antonia Pastore

mostra promossa da: Istituzione Villa Smeraldi Museo della civiltà contadina, Accademia di belle Arti di Bologna
con il patrocinio di: Istituto per i beni culturali della regione Emilia Romagna
realizzata con il contributo di: Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, Società produttori Sementi di Bologna
e con la collaborazione di: Confererazione nazionale dell'Artigianato (C.N.A) di Bologna, Bottonificio Vecchi di Bologna

Questa mostra è un caso fortunato di museificazione e sponsorizzazione della tessitura a mano. Ben vengano e fossero di più!
Purtroppo, il catalogo è piuttosto sbrigativo sui risultati della ricerca storica, cui non dedica neppure una immagine. Si è preferito illustrare riccamente i lavori didattici. Per quanto riguarda gli studenti di costumistica, sarebbe assurdo pretendere da loro altro che esercizi scolastici. Per quanto riguarda le tessitrici, dai campioni si ricava l'impressione che siano studentesse di prima elementare... eppure sono allieve della Curatrice.
Giulia Nochers


Giulia Nochers non segnala che, all'inaugurazione, c'erano pure i "moderni prodotti" del Consorzio Canapa Italia, in cui è presente la Simint del gruppo Armani. Per questa pseudo-canapa di moda, si rimanda al nostro report del 2001:
La canapa... si è già bell'e piantata.
Wm Gi
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