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Immagini,
impressioni e proposte da
"Filo lungo filo, un nodo si farà"
Leumann (TO)
27-29 settembre 2002
arazzo disgiunto
di Van der
Pol & Rovacchi
Introduzione
aperta,
nel
senso che chiunque può inserire in questa pagina i suoi
personali giudizi e impressioni. Dà l'esempio, qui sotto,
Gianpaolo Dal
Maso.
Leumann 2002, giornate di sole contro
altre edizioni caratterizzate dalla pioggia. Come ricordare questa
edizione dell'annuale appuntamento dei tessitori e non?
Mi sembra che ci siano stati tre elementi importanti:
1) La discussione
dello statuto e il dibattito conseguente,
franco, aperto, senza troppi peli sulla lingua, in cui persone
che si conoscono da anni e che da anni faticano per vivere con
il loro lavoro di tessitori o per poter continuare una passione,
un hobby, hanno espresso speranze, piccole certezze acquisite,
ma anche i dubbi, le paure di un lavoro inutile di una burocratizzazione
possibile, di uno stravolgimento dello spirito un pò anarchico
e libertario, molto geloso del rispetto delle proprie ed altrui
differenze, timorosi cioè che potesse essere negato questo
tratto prezioso che ha contraddistinto il coordinamento dei tessitori
ed il cammino fin qui percorso.
2) Il lungo spazio dedicato al lavoro che Chiara Vigo, tessitrice di Sant'Antioco in Sardegna fa per mantenere ancora viva la
tradizione della raccolta, lavorazione e tessitura del "bisso",
la seta del mare, la preziosa fibra che vestiva i re, i sacerdoti
e che viene ricordata fin dalle sacre scritture. Nelle sue parole
mi ha colpito la capacità di arrivare direttamente al
nocciolo di alcuni problemi che credo abbiano toccato quanti
erano lì, di fronte a lei: sia coloro che hanno fatto
della tessitura a mano una professione, un modo per guadagnarsi
in tutto o in parte da vivere, sia il numeroso mondo degli altri
(hobbisti, curiosi, artigiani del feltro e di tutte le lavorazioni
connesse con il tessuto). Cerco di riassumere questi temi, cosciente
di farne una cronaca parziale, vista la loro complessità
e la mancanza di una registrazione puntuale dell'intervento di
Chiara Vigo:
- il rischio di sfruttamento del lavoro di altre persone (apprendisti,
disabili, extra comunitari ecc.) che esiste nella tessitura quando
ovviamente assume dimensioni di piccola impresa;
- il ruolo dei maestri ed il dovere della comunità in
cui operano di mantenerli o comunque garantire loro condizioni
di vita dignitose;
- la contraddizione tra dover vivere in condizioni possibili
e dignitose ed il sottoporsi alla logica del mercato che chiede
maggior produzione per assicurare una maggiore entrata;
- l'importanza dei giovani, senza giovani che si avvicinano ed
imparano delle tecniche ed una professione non c'è un
futuro;
Per ultimo vi è il nodo rappresentato
dal "bisso" ovviamente un argomento molto più
"scottoso" il fatto che lei sia o si ritenga l'unica
depositaria di un patrimonio di conoscenze che rischia di andare
perduto alla sua morte, se non vi sarà un allieva che
raccoglierà i suoi insegnamenti e la sua esperienza e
farà quanto, prima di lei, hanno fatto generazioni di
donne. Accanto a questo, ciò che è parte inscindibile
della cultura del "bisso": le tre leggi che lei rispetta
e che sintetizzo per quanto ricordo,
- la legge della terra che deve essere rispettata e non violentata;
- la legge del mare, della sua energia paragonata allo spirito
divino ma anche una legge che riguarda tutti i tessitori (del
mare perchè credo il bisso viene dal mare) in cui si dice
che le arti vanno insegnate e non sono proprietà di nessuno;
- la legge della sua terra alla nostra terra, la sacralità
dell'ospitalità, del dono ma anche il rispetto per la
propria dignità per non essere a nostra volta violentati
da ospiti che diventano padroni in casa nostra;
E' evidente che sono leggi che cozzano
in modo eclatante con una cultura egemone in cui tutto è
diventato una merce, in cui la guerra è tornata ad essere
un modo per conquistare le risorse degli altri, e l'unica legge
che conta è quella del più forte. Ma il bisso non
si fa "sfruttare" in modo industriale, non se ne può
realizzare una coltivazione ed una produzione industriale, la
"pinna nobilis" (il grande mollusco simile ad una cozza
nella forma ma con dimensioni che possono raggiungere anche il
metro, ed un colorito madreperlaceo) che produce il filato per
attaccarsi al fondo del mare, muore se non trattata in modo oculato
ed infatti in altri mari italiani come ad esempio l'Adriatico,
in cui pure era presente agli inizi del secolo, è ora
scomparsa;
Vi sono poi tanti altri messaggi che
Chiara Vigo ci ha inviato: la suggestiva cerimonia con cui lei
ha legato al polso di una bambina un braccialetto realizzato
con il filo di bisso in cui vi erano tre nodi, laccio che non
poteva essere tolto; la descrizione del giuramento fatto alla
nonna, il giuramento al mare, giuramento con cui lei si obbliga
a non sfruttare la ricchezza del mare; una dimensione quindi
quasi "sacrale" con dei contenuti che sono intimamente
legati alla cultura di quel territorio ed alla sua religiosità;
il rispetto della vita con la citazione del comandamento che
vieta di uccidere e quindi il rifiuto della guerra, di tutte
le guerre; e per ultimo i doni che lei ha portato a Leumann e
l'invito fatto a tutti i presenti di portare a nostra volta dei
doni a Leumann l'anno prossimo, un pò come è avvenuto
con lo striscione della manifestazione, in cui le lettere di
"filo lungo filo, un nodo si farà" sono state
realizzate in tanti modi diversi, dono di tante persone diverse
all'Associazione che rende possibile questo incontro annuale.
Leumann sono state però altre cose non meno significative
anche se meno cariche di signficativi complessi e difficili da
districare:
4) La mostra allestita dal gruppo di tessitrici coordinato da
Paola Besana in cui con una alta professionalità ed
un tocco leggero ed ammiccante siamo stati accolti ed introdotti
in un mondo di tessiture "altre e parallele". Sicuramente
vi è un filo che unisce questa mostra alle suggestioni
rappresentate dalle tessiture africane e vietnamite che ci hanno
stupito l'anno scorso ma questa volta il messaggio è stato
la curiosità, la maestria della comunicazione, la sapienza
prodotta dall'esperienza di una vita di insegnamento;
5) la partecipazione di un numero
crescente di espositori che hanno
costretto gli organizzatori ad aumentare gli spazi dedicati agli
stand: accanto alle presenze degli anni scorsi che hanno arricchito
e diversificato i loro prodotti, l'aumento di quanti lavorano
il feltro esprimendo una crescente fantasia e creatività,
la contemporanea presenza di operatori che utilizzano tessuti
per le loro opere artigianali (decorazione di stoffe con tecniche
diverse, produzione di borse, patchwork,) o che producono altri
manufatti (lampade, braccialetti) utilizzando tecniche che si
rifanno alla tessitura con l'impiego di altri materiali, vi sono
poi quanti producono materie che verranno impiegate dai tessitori
(la tintura artigianale delle fibre, la produzione della seta
e la ricerca o riscoperta di altre fibre come la ginestra associata
alle fibre tradizionali, la produzione di bottoni e di altri
piccoli oggetti in legno ecc.. Si sono cioè visti crescere
i fili che si sono collegati a quelli tradizionali del tessitore
e che con questi si sono intrecciati producendo risultati nuovi
ed impensati.
6) il commosso omaggio alla tessitrice ed artista J.M. Cocheril
recentemente scomparsa con alcune significative opere rappresentative
del suo ricco percorso di riceerca;
7) la creatività dei lavori
tessili sviluppati nelle scuole a
testimonianza di un interesse dei giovani per la tessitura e
di una presenza di tessitori nelle scuole;
Tutto questo e tante altre cose è stata l'edizione del
2002 di Leumann accolta da un pubblico crescente che si è
stipato negli spazi divenuti angusti della mostra e che è
poi dilagato all'esterno nella giornata di domenica accogliendo
la sfilata di moda con applausi, curiosità e divertimento.
Ma per quanti come noi, a cui la tessitura è penetrata
dentro, Leumann ha rappresentato, credo, la gioia di rincontrarsi
e di scoprire facce nuove, di domandarsi forse potrei cominciare
anch'io a fare qualcosa, di dirsi bisogna assolutamente che produca
quello a cui penso da tempo e forse anch'io domani potrò
trovare il coraggio di esporre ciò che ho realizzato con
le mie mani in cui, come ha detto Chiara Vigo, ho tessuto un
pò della mia anima.
Gianpaolo Dal Maso
Seguendo il "Filo...Leumann,
2002 e 2003":
Facce
di Leumannn
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